Il Duomo di Pavia, dedicato a Santo Stefano Martire e Santa Maria Assunta è la più imponente chiesa di Pavia ed un importante edificio rinascimentale, sintesi di pianta centrale e longitudinale che anticipa le ricerche tipologiche intorno alla basilica di San Pietro a Roma. Possiede una grandiosa cupola ottagonale in muratura, tra le più grandi d’Italia per altezza ed ampiezza; considerando anche la lanterna, è la quinta più alta dopo la Mole Antonelliana di Torino, San Gaudenzio a Novara, Santa Maria del Fiore a Firenze e il Duomo di Milano, la sesta se si considera San Pietro in Vaticano.
L’inizio dei lavori della cattedrale risale al XV secolo anche se la costruzione si protrasse a lungo fino al XX secolo e risulta tuttora non completata per quel che riguarda i rivestimenti marmorei, soprattutto all’esterno.
Le Origini
Sorge sul sito delle due preesistenti antiche cattedrali romaniche, unite e comunicanti, di Santo Stefano e di Santa Maria del Popolo (i cui resti sono visibili al livello della cripta). Tali costruzioni furono demolite progressivamente per far posto alla nuova cattedrale. Sull’area attualmente occupata dal duomo sorgevano in passato le cattedrali “gemelle” di Santo Stefano e di Santa Maria Maggiore, comunemente chiamata Santa Maria del Popolo.
Le due chiese originarie furono fondate tra il VI e il VII secolo e rinnovate successivamente, ma intorno al secolo XI-XII furono ricostruite in forme romaniche, come successe nello stesso periodo
Le cattedrali gemelle
Dalle indagini ottocentesche e dal disegno e dalla descrizione di Opicino de Canistris (1330) apprendiamo che le due facciate erano allineate alla Torre Civica; Santo Stefano presentava una facciata simile a quella di San Pietro in Ciel d’Oro, ma con tre portali, mentre Santa Maria del Popolo aveva una facciata a salienti, portale unico, e particolarissimi motivi decorativi composti da fasce di mattonelle che non si ritrovano in nessun’altra basilica romanica pavese superstite.
Santo Stefano si componeva di cinque navate con volte a crociera, quell centrale più ampia e alta, transetto non sporgente con volta a botte, abside semicircolare, tiburio e cupola, sormontata da un Serafino in bronzo dorato. Santa Maria del Popolo aveva una struttura simile, ma a tre navate, con l’aggiunta di due falsi transetti con volta a botte,in corrispondenza della prima e della penultima campata delle navate. Le due chiese furono progressivamente sconsacrate e demolite con l’avanzare del cantiere rinascimentale; gli ultimi elementi ad essere distrutti furono i resti delle facciate, atterrati alla fine del diciannovesimo secolo per far posto al fronte del nuovo Duomo.
Dopo che si era progettato di rinnovare le due antiche chiese, la costruzione della nuova cattedrale, voluta dal cardinale Ascanio Sforza, fratello di Ludovico il Moro, iniziò nel 1488 sotto la direzione dell’architetto Cristoforo Rocchi, ben presto affiancato da Giovanni Antonio Amadeo al quale alcuni studiosi attribuiscono il progetto generale. Altri autori riconoscono invece l’apporto progettuale di Bramante, per il quale la cattedrale pavese avrebbe costituito un precedente importante per il successivo progetto per la nuova Basilica di San Pietro a Roma. Altri storici mettono in evidenza la vicinanza del Duomo pavese con i contemporanei studi di Leonardo da Vinci del periodo milanese, su edifici a pianta centrale, che presentano analogie più come atteggiamento che per specifiche soluzioni
Il progetto di Donato Bramante
Il progetto prevedeva un corpo con tre navate, affiancate da nicchie semicircolari, nell’asse longitudinale, innestato su un corpo centrale triabsidato, con transetto a tre navate, e dominato da una grande cupola, raccordata mediante pennacchi triangolari all’ottagono irregolare dei pilastri. Completavano l’impianto vani ottagonali absidati posti tra i bracci della croce e destinati a sagrestie.
La storiografia generalmente attribuisce tale progetto originario a Bramante di cui risulta documentata la presenza in cantiere nell’agosto del 1488 per risolvere i contrasti sorti tra Rocchi e Amadeo e dare “disegnum seu planum”. In particolare vengono attribuiti a Bramante il progetto planimetrico, il disegno della cripta (terminata nel 1492), della parte basamentale della zona absidale dell’edificio e delle sagrestie. Nonostante il breve tempo in cui fu presente Bramante in cantiere, si ritiene che egli fosse stato in grado di dare una chiara impronta destinata a persistere durante il lunghissimo cantiere.
Nel progetto bramantesco, basato sull’innesto di un nucleo ottagonale sul corpo longitudinale a tre navate (come nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze o nel Santuario della Santa Casa di Loreto, allora in costruzione), sono stati rintracciati numerosi riferimenti a riprova della vasta cultura dell’architetto, tra cui il progetto originario della basilica di Santo Spirito del Brunelleschi (per l’impianto generale, le sagrestie e le cappelle semicircolari sporgenti dal perimetro), la basilica di San Vitale a Ravenna e la basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (per quel che riguarda la cupola ed il suo alzato con due ordini di sostegni).